Abolire il carcere, prove di utopia in Europa
Una mattina di qualche inverno fa, il freddo di Padova aveva seccato i terreni intorno al carcere Due palazzi e gelava il fiato di decine di persone davanti al suo ingresso. Erano giornalisti e familiari di detenuti, ed erano lì per partecipare a un convegno organizzato dall’associazione Ristretti orizzonti. Tra loro c’era una ragazza di diciotto anni. Piccola e magra, era contenta e nervosa per il padre, che doveva intervenire a uno degli incontri. Lui era in prigione da quando lei era nata. Lei non aveva mai mangiato un gelato con lui. Le chiesi qual era stata la cosa più complicata da gestire in tutti quegli anni. Ci pensò un po’ su, poi rispose: “All’inizio è stato il pensiero che mio padre fosse innocente, poi il dover fare i conti con i suoi sbagli, infine il giudizio degli altri. Per tutti sono solo la figlia di un ergastolano. Ho cominciato ad avere meno paura di questo giudizio quando ho capito che il carcere è uno specchio. Giudichiamo i detenuti e le loro famiglie, ma dimentichiamo che stiamo giudicando anche il nostro riflesso”.
www.internazionale.it/opinione/giuseppe-rizzo/2019/06/19/abolire-carcere