Africa, in Niger si firma l'accordo di libero scambio per mettere le ali alle economie locali
Un intrico malefico di leggi, ordinamenti e prassi commerciali formano il sistema di tariffe doganali che – di fatto - impongono a quasi tutti i Paesi africani una dipendenza paralizzante dalle economie europea e cinese. Una frammentazione che ha bloccato gli scambi fra Paesi africani riducendoli al 17%, rispetto al volume intra-asiatico e intra-europeo, rispettivamente del 60% e del 70%. Dunque, un'immobilità indotta da sudditanze neocoloniali, da leadership locali corrotte, all’origine di un sottosviluppo cronico e diffuso, a sua volta causa dei flussi migratori verso l’Europa, che ci si illude di poter fermare bloccando i porti di approdo. Insomma, se lungo le corsie dei supermercati di Ouagadougu, di Bamako, Bujumbura o Maputo, le penne biro sono francesi, le tavolette di cioccolata solo svizzere, e comunque tutto deve essere importato, dai prodotti derivanti la lavorazione del petrolio, alle macchine agricole, dai prodotti della siderurgia, ai motori, ai generatori, alle apparecchiature elettriche, il potenziale economico africano non potrà che continuare ad essere mortificato.
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