Secondo l'analisi condotta dall'ASviS, l’indicatore composito italiano relativo al Goal 6 "Acqua pulita e servizi igienico-sanitari" tra il 2010 e il 2014 mostra un andamento altalenante, con un peggioramento dal 2015 al 2017 e una successiva stabilizzazione.
Il peggioramento è dovuto alla crescita dell’indice di sfruttamento idrico (prelievi idrici per tutti gli usi rispetto alle risorse idriche disponibili), più che raddoppiato in sette anni (dal 6,7% nel 2010 al 15,7% nel 2017). L’incremento dell’indice di sfruttamento idrico è influenzato dall’incidenza dei periodi di particolare siccità, che causano contestualmente l’incremento dei prelievi in alcuni settori (per esempio, per l’irrigazione) e la ridotta disponibilità nei corpi idrici. Questa tendenza, unita alla bassa efficienza del sistema idrico nazionale, mette in grave pericolo la sostenibilità idrica del nostro Paese, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.
Per quanto riguarda il Target del Goal 6 dell’Agenda 2030 in scadenza al 2020, il 6.6 "Proteggere e ripristinare gli ecosistemi legati all’acqua, tra cui montagne, foreste, zone umide, fiumi, falde acquifere e laghi”, l’Italia appare lontana dal conseguimento dell’obiettivo. A livello nazionale, le zone umide di importanza internazionale sono aumentate infatti solo del 5% nel periodo 2013-2018. Inoltre, relativamente allo stato delle acque, la Commissione europea ha raccomandato all’Italia di impegnarsi per il “miglioramento degli aspetti relativi a misurazione e armonizzazione dei relativi criteri, programmazione degli interventi, definizione degli strumenti finanziari, misure per fronteggiare estrazioni illegali, insufficienza delle misure relative alla qualità delle acque reflue, gestione della siccità”.
Per il Goal 6 (così come per i Goal 14 e 15 a seguire) non è stato possibile valutare l’effetto della crisi, come indicato dalla dicitura "NV" del grafico.