AL MARSAD - OSSERVATORIO ARABO

17.02.2016 12:01

Al Arabiya
Libia: presentato il nuovo governo di riconciliazione nazionale, 13 ministri e 3 donne

Il consiglio di presidenza libico ha annunciato nella notte la nascita del nuovo governo di riconciliazione nazionale composto da 13 ministri e da 5 ministri di stato, 3 delle quali sono donne. Dopo 12 giorni di lunghe trattative è stato raggiunto nella notte a Skhira, in Marocco, l’accordo sulla figura del ministro della Difesa nella persona di Mahdi Al-Burghuthi, considerato vicino al generale Khalifa Haftar, che aveva impedito nei giorni scorsi ai membri del consiglio di arrivare ad un accordo. Il nuovo governo comprende inoltre tre donne la cui assenza era uno dei motivi della sfiducia ottenuta dalla precedente squadra di governo da parte del parlamento di Tobruk. Come ministro dell’Interno è stato scelto invece Al-Arif Al-Khojah, considerato vicino a Tripoli. Alla Gustizia Jumua Abdullah al Darsi, agli Esteri, Mohammed Taha Siala, al Tesoro Fakher Miftah Boufarna, per le autonomie locali Badad Qansu Masoud, per la Sanità Omar Bashir al Taher, per le Comunicazioni Milad Mohammed Matuq, per gli Affaari sociali Qadi Mansur al Shafi, per la Pianificazione al Taher al Hadi al Jahimi, per l’Economia Abdel Mutlab Abu Fura, per l’Istruzione Mohammed Khalifa al Aubi, per il Lavoro Ali Qalma Mohammed. I ministri di stato sono Mustafa al Asati ministro di Stato per le donne e lo sviluppo, Mohannad Said Younes ministro di Stato per I prigionieri, i feriti e I dispersi, Iman Mohammad Bin Yunus ministro di stato per la struttura delle Istituzioni, Abdel Jawad Faraj al Obeidi ministro di Stato per la Riconciliazione nazionale e Yusuf Abu Bakr ministro di stato per I migranti e I profughi. La lista dei ministri sarà sottoposta nei prossimi giorni al voto di fiducia del parlamento di Tobruk ed è stata firmata oltre dal premier Fayez al Sarraj anche dagli altri 8 membri del consiglio di presidenza. Ora il nuovo governo dovrà ottenere la fiducia dal parlamento libico di Tobruk prevista nei prossimi giorni.

Al Jazeera
Arabia Saudita: al via la più grande esercitazione della regione con eserciti di 20 paesi

L’Arabia Saudita ospiterà nei prossimi giorni la più grande esercitazione militare che si sia mai tenuta nella regione. Stanno arrivando i primi soldati dell’alleanza dei paesi arabi e islamici formata da Riad per partecipare alle manovre dal titolo “Tempesta del nord”. A queste esercitazioni partecipano forze di terra, la marina e l’aeronautica dei paesi arabi del Golfo insieme a quelle di Egitto, Pakistan, Marocco, Malesia, Giordania, Senegal, Ciad e Tunisia. Sono quindi 20 i paesi interessati a queste manovre militari che  avvengono mentre l’Arabia Saudita ha iniziato a inviare i suoi caccia in Turchia in vista di un intervento contro lo Stato islamico in Siria. Riad è inoltre impegnato al fianco di molti di questi paesi nelle operazioni militari in Yemen da ormai quasi un anno. Secondo gli analisti però questo avvenimento rientra nelle operazioni messe in campo da Riad per fare pressioni sugli Stati Uniti e ottenere il via libera ad una missione di terra in Siria.

Al Sharq al Awsat
Gaza: spaccatura tra Hamas e le brigate al Qassam per l’uccisione di un capo delle milizie

Si registrano polemiche a Gaza per la spaccatura che si è venuta a creare tra il gruppo dirigente del movimento islamico di Hamas, che controlla la striscia palestinese, e le brigate Ezzedin al Qassam, da sempre loro braccio armato, a causa dell’esecuzione di una condanna a morte nei confronti di Mahmoud al Shitui, capo locale delle brigate al Qassam accusato di aver avuto comportamenti poco consoni al suo ruolo. La condanna a morte di questo capo delle brigate al Qassam del quartiere al Zeitun di Gaza, avvenuta la scorsa settimana, ha provocato dapprima la protesta della sua famiglia e poi le dimissioni di massa di una serie di capi della brigata islamica i quali accusano Hamas di averlo ucciso per “divergenze politiche interne”. Circola inoltre nella città palestinese un volantino a firma “uomini liberi di al Qassam”, nel quale il gruppo scissionista del braccio armato di Hamas chiede la creazione di una commissione d’inchiesta per accertare la verità su questa vicenda.

Al Hayat
Libano: Hariri, è colpa di Hezbollah se siamo da due anni senza presidente


L’ex premier libanese e capo del movimento politico filo occidentale “al Mustaqbal”, Saad Hariri, ha accusato le milizie sciite Hezbollah di “ostacolare l’elezione del nuovo presidente della repubblica”, la cui carica è vacante in Libano da 21 mesi. Parlando in occasione delle celebrazioni dell’undicesimo anniversario dell’uccisione di suo padre, Rafiq Hariri, in un festival organizzato nel centro di Beirut, Hariri ha spiegato che “ci sono al momento tre candidati per la presidenza: Suleiman Franjieh, Michel Aoun e Henry Halu. Potrebbero essercene altri, noi abbiamo una costituzione e un sistema democratico. Il problema è che i loro deputati devono venire in parlamento e votare, tranne se il vostro vero candidato è il vuoto istituzionale”. Le sedute per l’elezione del presidente della repubblica fissate dal parlamento vengono infatti boicottate da Hezbollah e dai suoi alleati e la loro assenza non consente il raggiungimento del numero legale. Hariri vive da anni all’estero dividendosi tra la Francia e l’Arabia Saudita e questa è la terza volta nell’ultimo anno che si reca a Beirut.

Al Quds al Arabi
Siria: Qatar, inviare truppe di terra nel paese è necessario

Dopo l’Arabia Saudita anche il Qatar chiede di poter inviare truppe di terra in Siria contro lo Stato islamico. Il ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed Bin Abdel Rahman Al Thani, ha spiegato in un’intervista al giornale “al Quds al Arabi” che “l’invio di forze di terra in Siria nel quadro della Coalizione internazionale contro lo Stato islamico è diventata una necessità impellente”. Parlando da Monaco della richiesta di intervento saudita, il capo della diplomazia di Doha ha aggiunto che “in verità questa questione era stata pianificata inizialmente dagli Stati Uniti che guidano la Coalizione che però avevano rinunciato a inviare truppe di terra, noi invece riteniamo che sia necessario ma sempre sotto la loro guida”. Intanto l’Arabia Saudita promette di far cadere Bashar al Assad. Il ministro degli Esteri di Riad, Adel al Jubeir, ha affermato che “è impossibile che Assad resti al potere, la Russia fallirà nel tentativo di salvarlo”. Parlando dalla Svizzera dove è in visita al Jubeir ha chiesto agli Stati Uniti di esercitare pressioni sulla Russia per fermare i raid aerei contro l’opposizione siriana aggiungendo che “faremo cadere Assad o con un’operazione politica o con una militare. Se dovesse fallire l’operazione politica continueremo a sostenere l’opposizione”.

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