QUESTA SETTIMANA: Le tre forze che bene o male plasmeranno il mondo
Dall’Ilo a Oxfam si moltiplicano le proposte per rendere sostenibile un futuro condizionato da tecnologia, demografia e transizione energetica, cominciando dal ruolo delle donne. Per avere successo dobbiamo tutti “metterci mano”.
di Donato Speroni
Tre processi globali già in corso determineranno lo scenario del mondo futuro: la tecnologia, i cambiamenti demografici e la transizione a una economia a bassa emissione di carbonio. Questa analisi è contenuta nel Rapporto ”Work for a brighter future” prodotto per conto dell’Organizzazione internazionale del lavoro dalla Commissione globale sul futuro del lavoro, alla quale ha partecipato anche il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini.
La combinazione di queste tre forze può dar luogo a esiti molto diversi.
I progressi tecnologici - l’intelligenza artificiale, l’automazione e la robotica - creeranno nuovi posti di lavoro, ma chi in questa transizione perderà il suo impiego potrebbe essere il meno equipaggiato per cogliere le nuove opportunità. Le abilità di oggi non saranno quelle richieste nei lavori del futuro e anche capacità acquisite di recente possono rapidamente diventare obsolete. La svolta verde delle nostre economie creerà milioni di posti di lavoro, nell’adozione di comportamenti sostenibili e di tecnologie pulite, ma altri lavori scompariranno, man mano che i Paesi ridimensioneranno le industrie che emettono più carbonio e consumano più risorse. I cambiamenti demografici non sono meno significativi. La crescita della popolazione giovanile in alcune parti del mondo e l’invecchiamento della popolazione in altre zone metteranno in tensione i mercati del lavoro e i sistemi di sicurezza sociale; tuttavia, proprio in queste differenze si possono intravedere nuove possibilità per costruire società inclusive e attive.
Tutto dipende da come sapremo gestire queste transizioni “per garantire sicurezza economica, pari opportunità e giustizia sociale, rinforzando in ultima analisi la struttura stessa della nostra società”. [continua a leggere]
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