Che cos’è la transizione ecologica? Nella percezione comune, si identifica in una serie di misure per garantire le condizioni di vivibilità del Pianeta. Non tutti ricordano che non può esserci transizione ecologica senza una maggiore giustizia sociale, per almeno due ragioni. La prima è che le politiche di transizione hanno un costo, che non può scaricarsi sui ceti più deboli. Per esempio, una carbon tax, che deve gravare su beni e servizi in ragione delle emissioni necessarie per produrli, inevitabilmente va a incidere sui prezzi e quindi deve essere concepita salvaguardando chi è più fragile. La seconda è che non può esserci sviluppo sostenibile in un mondo affetto da gravissime disuguaglianze: alla lunga la sostenibilità sarà compromessa da tensioni sociali, violenze, migrazioni di massa.
Il tema delle disuguaglianze ritorna di attualità ogni anno quando, in occasione del Word economic forum di Davos, Oxfam diffonde la sua analisi delle disuguaglianze mondiali. Il rapporto di quest’anno è particolarmente allarmante, perché mette in luce come la pandemia abbia accentuato i divari. Citiamo dalla scheda sul nostro sito:
i dieci uomini più agiati del mondo possiedono più ricchezza di 3,1 miliardi di persone e se si imponesse loro una tassa del 99% sui guadagni ottenuti dalla pandemia, questa élite potrebbe fornire abbastanza vaccini per tutto il mondo e colmare le lacune finanziarie nelle misure climatiche, nella protezione sociale e sanitaria universale e negli sforzi per affrontare la questione della dimensione di genere in oltre 80 paesi, e nonostante questo continuerebbe a vantare una ricchezza di 8 miliardi di dollari in più rispetto al periodo pre-Covid 19.
Infatti Oxfam propone di “tassare immediatamente i guadagni realizzati dai super ricchi durante il periodo di pandemia, al fine di recuperare risorse e destinarle ai più bisognosi”, ma la proposta non è facilmente attuabile e forse, in questa formulazione, non è nemmeno giusta.