Meno litigi e più fatti. Non cambia solo il nome dei ministeri: il governo Draghi ha portato aria nuova nel linguaggio dell’informazione, con più attenzione a contenuti e azioni per lo sviluppo sostenibile. Ma c’è ancora molto da fare.
di Donato Speroni
Mi rendo conto che la rassegna stampa di oggi è forse più noiosa di altre in passato, ma questo perché sta cambiando l'Italia e le rassegne stampa cominciano a parlare di fatti e non più dei litigi o di favole. Speriamo di avere sempre rassegne stampa “noiose”, ma vedrete che alla fine non si riveleranno davvero noiose, ma più simili a quelle degli altri Paesi dove appunto si parla di fatti.
Il giornalista Marco Taradash, che ogni sabato conduce “Stampa e regime”, la storica trasmissione quotidiana di Radio Radicale, a un certo punto si è lasciato andare a questa considerazione.
Tre giorni dopo, nel suo “Caffé” sul Corriere della Sera, Massimo Gramellini ha commentato l’inqualificabile attacco verbale di un docente dell’università di Siena alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni:
Il prof si ritrova in ottima compagnia. Anche nelle classi colte l’ironia è stata sostituita dalla comicità greve e l’umorismo dal sarcasmo. Per strappare l’applauso, o semplicemente per farsi capire, bisogna esibire un gestaccio, dire una parolaccia, storpiare in modo becero il nome del bersaglio dialettico. La pelle dei cosiddetti intellettuali si è talmente inspessita che, se ti azzardi a usare il fioretto al posto della più comoda clava, rischi di non lasciare il segno. La mitezza è sinonimo di debolezza, quando non di connivenza. Ricordate il Veltroni che si rifiutava di nominare Berlusconi nei comizi? Passò per ipocrita. L’avversario va aggredito e dileggiato, mescolando il disprezzo alla violenza verbale. Chissà che cosa si direbbe oggi del feroce ma elegantissimo scambio tra lady Astor e Churchill: «Se io fossi vostra moglie, vi avvelenerei il caffè», «E se io fossi vostro marito, lo berrei». Dal momento che non le diede della vacca, siamo sicuri che al vecchio Winston la signora stesse davvero sullo stomaco?
Se, come in certi film, qualcuno si fosse addormentato nel 1990 risvegliandosi ai nostri giorni, troverebbe che la politica si è fortemente involgarita. Nel modo di esprimere le proprie opinioni da parte dei leader e ancor di più dei loro peones in cerca di visibilità, ma anche nella sostanza delle cose che vengono dette, dove la battuta a effetto prevale quasi sempre sulla attenzione ai contenuti. Che sia colpa dei social, dei talk show, dei sondaggi, o di un generale scadimento di linguaggi e forse di valori, lo lasciamo valutare a sociologi e massmediologi.
Da giornalista però affermo che anche noi abbiamo la nostra parte di colpa... [CONTINUA A LEGGERE]
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