I conteggi decennali in corso in vari Paesi confermeranno che l’Unione sta invecchiando e che deve affrontare i problemi che ne derivano: l’immigrazione, la valorizzazione dei giovani, ma anche il ruolo di un numero crescente di anziani.
di Donato Speroni
Negli anni che finiscono per zero o per uno il mondo si conta: quasi tutti i Paesi svolgono i loro censimenti decennali. Quelli che hanno sistemi statistici più evoluti, come l’Italia, sono in grado di sostituire questa complessa rilevazione con un “censimento permanente” che integra i dati anagrafici con rilevazioni campionarie, anziché contattare tutta la popolazione con indagini sul campo. Ma nel complesso la scadenza decennale offre l’opportunità di conoscere la distribuzione territoriale e le caratteristiche della popolazione di ciascun Paese, con rilevanti conseguenze politiche. Per esempio, negli Stati Uniti il censimento del 2020, i cui dati saranno resi noti dall’aprile 2021, servirà a ridefinire l’attribuzione dei seggi della Camera e sulle modalità di svolgimento del Census si registrano spesso feroci polemiche tra Democratici e Repubblicani, soprattutto per quanto riguarda i criteri di enumerazione delle fasce più povere (e più difficili da contare) della popolazione.
Sui censimenti in Europa citiamo dall’Economist Espresso, la lettera quotidiana che la rivista inglese riserva agli abbonati:
Quest'anno quasi tutti i Paesi europei faranno il censimento, per aiutare i governi a programmare il futuro. Sessanta anni fa la popolazione dell'Unione europea a 27 era il 12% del totale della popolazione mondiale. Oggi è il 6% e nel 2070, se i censimenti non riveleranno sorprese, si sarà ridotta al 4%. Molti Paesi europei hanno un'immigrazione quasi nulla e molta emigrazione; da diversi anni la popolazione sta diminuendo. Senza l'immigrazione la popolazione europea si restringerà perché le morti superano le nascite. Inoltre, le popolazioni stanno invecchiando: secondo le proiezioni attuali, la popolazione in età da lavoro sarà solo del 18% nel 2070 mentre quella di età di 65 anni o più sarà del 30% rispetto al 20% attuale. Qualcuno afferma che si tratta di una buona cosa: le risorse del pianeta sono già messi a dura prova. Ma comunque se la popolazione è composta prevalentemente di pensionati costosi anziché di lavoratori che pagano le tasse, si pone un problema di sostenibilità economica.
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