È stata la settimana di Joe Biden in Europa: il G7 in Cornovaglia, il vertice Nato a Bruxelles, l’incontro con Vladimir Putin a Ginevra. Un successo, secondo gran parte dei commentatori, perché ha rinsaldato i legami tra le potenze occidentali e anche perché ha delineato con chiarezza le caratteristiche del confronto con la Russia e, pur con qualche presa di distanza, le linee di comportamento verso la Cina.
Che cosa è cambiato, dopo questa girandola di incontri, per i temi più importanti dello sviluppo sostenibile, che in larga misura dipendono proprio dagli accordi internazionali? Per rispondere a questa domanda dobbiamo necessariamente partire dalle conclusioni del vertice in Cornovaglia. Il sito del G7 a presidenza inglese include diversi documenti: oltre al lunghissimo comunicato finale (25 pagine) un Nature compact e un Research compact, una Health declaration e un Open societies statement. Siamo abituati a non dare troppa importanza a questi comunicati pieni di buone intenzioni; tuttavia essi definiscono il percorso comune che i Paesi firmatari si ripromettono di affrontare. Spesso molti impegni vengono disattesi, ma in questa fase di speranza e di ripresa del multilateralismo è opportuno vedere quello che i grandi della terra sottoscrivono e promettono.
Della lotta alla crisi climatica si parla nel documento principale. Il Comitato scientifico della Fondazione per lo sviluppo sostenibile ha tradotto in italiano questa parte del comunicato e dal suo lavoro (compreso un commento critico sotto forma di punto interrogativo) traggo le citazioni che seguono. Nella parte introduttiva del documento si riafferma:
Proteggere il nostro pianeta promuovendo una rivoluzione green che crea posti di lavoro, riduce le emissioni e cerca di limitare l'aumento delle temperature globali a 1,5 °C. Ci impegniamo ad emissioni zero nette entro il 2050, dimezzando le nostre emissioni collettive nel corso dei due decenni fino al 2030, ad aumentare e migliorare i finanziamenti per il clima fino al 2025, e conservare o proteggere almeno il 30% della nostra terra e degli oceani entro il 2030. Riconosciamo il nostro dovere di salvaguardare il pianeta per le generazioni future.