La politica è troppo violenta, ma i dati mostrano che troppe famiglie sono “lasciate indietro”, nonostante i tanti proclami. La politica fatica ad affrontare i temi strutturali, serve una scossa dal basso, come i “Saturdays for future”.
di Donato Speroni
La vecchia canzone di Sergio Endrigo mi è venuta in mente leggendo l’intervista di The Atlantic a Ekrem Imamoglu, segnalata anche dalla rassegna stampa del Corriere della Sera. Imamoglu, oppositore dell’autoritario presidente turco Recap Tayyip Erdogan, aveva vinto le elezioni a Istanbul, ma “il Sultano” ha annullato lo scrutinio, costringendo a ritornare alle urne.
E mentre in molti temevano che questo avrebbe scatenato proteste e violenze di strada, Imamoglu ha invece invocato qualcosa di ben più temibile: «Vogliono il conflitto, ma noi insisteremo sull’abbracciarci l’un l’altro». Letteralmente. A pochi giorni dalle nuove elezioni, previste per il 23 giugno, mentre l’Akp di Erdogan e i media governativi lo accusano di essere in realtà un greco (e quindi cristiano) supportato dai terroristi, la nuova stella dell’opposizione turca è schizzata nei sondaggi evitando ogni tipo di aggressività: «Trovate un vicino di casa che non la pensi come voi — ha detto ai suoi sostenitori — e semplicemente, dategli un abbraccio».
Sfuggire alla polarizzazione, abbassare i toni dello scontro politico, cercare un confronto sereno basato sulle idee e non sulle accuse: non solo in Turchia, ma in molti Paesi del mondo dagli Stati Uniti all’Italia, questo deve essere il modo per ritornare a una politica costruttiva. Non nascondiamoci però che la violenza, verbale e non, di certi leader si alimenta dalla rabbia di gruppi e ceti sociali insoddisfatti, che si sentono defraudati, spesso impoveriti rispetto al passato. È dunque necessario riflettere seriamente sulle diseguaglianze, che l’Agenda 2030 dell’Onu, all’Obiettivo 10, impone di ridurre “all’interno e tra le nazioni”, con un target 10.1 molto preciso:
entro il 2030, raggiungere e sostenere progressivamente la crescita del reddito del 40 per cento più povero della popolazione a un tasso superiore rispetto alla media nazionale.
Ulteriori traguardi importanti sono posti dall’Obiettivo 1, che prevede sia l’abolizione entro il 2030 della povertà estrema (quella di chi ha un reddito inferiore a 1,90 dollari al giorno), sia il dimezzamento della povertà secondo gli standard nazionali.
Due rilevazioni uscite in questi giorni ci dicono che le cose non stanno andando come si vorrebbe. [continua a leggere]
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