Dalle disuguaglianze alle migrazioni, dalla biodiversità alla crisi climatica, si moltiplicano gli allarmi sul futuro. Da cinque anni i leader mondiali conoscono i rischi, ma non hanno cambiato rotta.
di Donato Speroni
L’umore non è dei migliori, in questo lungo lockdown, reso ancora più pesante dai ritardi nella fornitura dei vaccini, e siamo stanchi di brutte notizie e di sfide che ci sembrano impossibili. Ma il nostro dovere di cronisti ci impone di non ignorarle, quando investono temi che mettono in discussione il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030. E allora cominciamo.
In occasione del Forum (virtuale) di Davos, Oxfam ha diffuso il suo rapporto sulle disuguaglianze “Inequality virus”. Vi si legge che
la pandemia ha il potenziale per provocare un aumento improvviso delle disuguaglianze in quasi tutti i Paesi, per la prima volta da quando si è cominciato a registrare questi fenomeni. Il virus ha infragilito, affamato e aumentato le diseguaglianze attuali di ricchezza, genere e razza. Oltre due milioni di persone sono morte e centinaia di milioni sono ricacciate nella povertà, mentre molti tra i più ricchi, individui e imprese, stanno prosperando. Le fortune dei miliardari sono ritornate ai livelli pre-pandemia in appena nove mesi, mentre i più poveri del mondo potrebbero avere bisogno di oltre un decennio per ritornare al livello precedente. La crisi ha mostrato la nostra fragilità collettiva e l’incapacità della nostra economia profondamente diseguale di funzionare per tutti. Ha anche mostrato l’importanza vitale dell’azione governativa per proteggere la salute e la qualità della vita. Politiche trasformative che sembravano impensabili prima della crisi sono improvvisamente diventate possibili. Non può esserci un ritorno a dov’eravamo prima. Invece, cittadini e governi devono agire, spinti dall’urgenza di creare un mondo più equo e sostenibile.
C’è stata qualche critica alle analisi di Oxfam, perché il discorso sui miliardari può alimentare una visione distorta: in una fase nella quale le Borse sono salite, chi deteneva azioni (soprattutto se azioni di società tecnologiche che hanno beneficiato della crisi) si è ritrovato più ricco, anche se magari si tratta di una ricchezza nominale, che realizzerebbe solo se vendesse i suoi titoli. È bene descrivere i fenomeni con oggettività, senza presentare i più abbienti come dei profittatori, anche se è giusto, come chiede Oxfam, porre il tema di rivedere il sistema fiscale per renderlo più progressivo, soprattutto nella componente che riguarda la ricchezza accumulata.
Dalle disuguaglianze all’immigrazione...
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