I giovani si mobilitano, i politici deludono: non si riuscirà a cambiare davvero le cose se non si interverrà sull’opinione pubblica che stenta ad accettare cambiamenti negli stili di vita. I prossimi impegni dell’ASviS.
di Donato Speroni
Speranza e frustrazione, mobilitazione e indifferenza, globalismo e sovranismo: sono tante le parole chiave che caratterizzano queste giornate di accese discussioni in tutto il mondo, con epicentro a New York, sulla necessità di accelerare gli interventi contro la crisi climatica e più in generale per rimettere il mondo in carreggiata al fine di raggiungere entro il 2030 i 17 Obiettivi (SDGs nell’acronimo inglese) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Non possiamo ripercorrere qui tutti i passaggi di queste giornate, dalle proteste dei giovani che hanno in Greta Thunberg la loro leader, al Climate Action Summit voluto dal segretario generale dell’Onu António Guterres, al dibattito all’Assemblea generale sul consuntivo degli SDGs a quattro anni dalla loro approvazione. Sarebbe anche interessante aggiornarsi sugli impegni presi da molti Paesi (a cominciare dalla Germania, come abbiamo segnalato la settimana scorsa) e sui dibattiti che hanno scatenato, come si è visto in Italia, quando ci si è resi conto che gli interventi per la sostenibilità potevano incidere sulla fiscalità e colpire alcune categorie come agricoltori e autotrasportatori, destinatari dei cosiddetti incentivi (quelli sul gasolio) “dannosi per l’ambiente”. [Continua a leggere]
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