Re Carlo tornava dalla guerra, lo accoglie la sua terra cingendolo d’allor...
A differenza di Carlo Martello nella scanzonata lirica di Fabrizio De André, non è andata così a Carlo III, sovrano del Regno unito. Gli allori li ha avuti, soprattutto per luce riflessa dai funerali della amatissima Elisabetta II, ma la sua personale “guerra” per il clima è stata stroncata sul nascere dalla nuova premier Elisabeth Truss. Downing street ha infatti proibito al Re di partecipare alla prossima Cop 27 di Sharm el Sheikh, nel timore che Carlo si sbilanciasse troppo su tesi sgradite all’attuale governo di Londra. In base alle regole istituzionali inglesi, il sovrano ha dovuto abbozzare.
Un anno fa, il primo ministro conservatore Boris Johnson, pur con qualche mal di pancia, si era impegnato a condurre al meglio la Cop 26 di Glasgow, in copresidenza con l’Italia. Ma passata la media opportunity nella città scozzese, ogni progetto è tornato nel cassetto. Dopotutto, la Cop 27 sembra destinata al fallimento e allora perché prendere nuovi impegni?
Così deve aver pensato il governo inglese. Del resto, Truss è accusata di forte miopia politica, come si è visto nel tentativo di riforma fiscale a favore dei più ricchi, che rischiava di far crollare la sterlina e che è stata precipitosamente ritirata. Ma il veto così brutale al viaggio del nuovo sovrano pone una questione generale: la destra è in grado di affrontare una politica di contrasto alla crisi climatica e più in generale di sviluppo sostenibile? O si limita a quello che gli inglesi chiamano lip service, omaggio insincero e parole al vento?
Pur nella prudenza che caratterizza le nostre analisi, non ci nascondiamo che questo interrogativo riguarda anche l’Italia.