La riunione dell’Onu sull’Agenda 2030 quest’anno si svolge online, con buone intenzioni ma profonde divergenze. Multilateralismo, mobilitazione dal basso e impegno europeo sono indispensabili per sbloccare la situazione
di Donato Speroni
Business un-usual. In questo modo Iisd reporting services, il coscienzioso servizio di cronaca degli eventi internazionali, descrive l’High level political forum (Hlpf) che si è aperto il 7 luglio e che durerà fino al 16, uno dei pochi eventi delle Nazioni unite che in questa crisi non è stato annullato. Come ogni anno, la riunione ha lo scopo di fare il punto sulla realizzazione dell’Agenda 2030, a livello globale e attraverso le Voluntary national review dei singoli Paesi. A differenza dal passato, anziché assistere a riunioni a New York tra centinaia di delegati e osservatori, con l’apoteosi degli incontri ministeriali negli ultimi tre giorni, quest’anno tutto avviene online a causa della pandemia, con la limitata presenza al Palazzo di vetro dei rappresentanti permanenti dei diversi governi. Certamente è un bene per l’ambiente, tanti voli aerei in meno, ma i difficili meccanismi multilaterali progrediscono anche in incontri informali, off the record. Il rischio di una inutile parata di buone intenzioni, insito in questo genere di incontri, certamente si accentua se l’evento si trasforma in una successione di dichiarazioni online.
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