Io penso positivo
Perché son vivo, perché son vivo.
Niente e nessuno al mondo
Potrà fermarmi dal ragionare...
Hanno un suono diverso, oggi, i versi di Lorenzo Jovanotti con i quali aprivo l’ultimo editoriale del 2019. Un anno fa “essere vivo” era un dato di fatto, oggi sembra un dono del Cielo, soprattutto per chi ha una certa età. Guardando avanti, sappiamo che anche il 2021 sarà un anno difficile, con molte morti e molta miseria, finché la vaccinazione universale non riuscirà a ristabilire una “nuova normalità”. Già, ma come sarà questa normalità? Oggi l’invocazione a “ragionare” della canzone di Lorenzo trova (spero) orecchi più disposti ad accoglierla. Una cosa abbiamo capito: la curva del progresso dell’umanità può salire o scendere a seconda dei nostri comportamenti, ma comunque non è una linea continua, procede a sbalzi. La pandemia ci ha insegnato che il domani non è necessariamente un oggi un po’ migliore o un po’ peggiore, ma d’improvviso può rivelarsi profondamente diverso. Abbiamo tutti imparato che bisogna essere resilienti, pronti ad affrontare altre crisi, magari peggiori di questa. E che per questo bisogna, appunto, ragionare.
Abbiamo anche qualche elemento in più per “pensare positivo”. La lotta alla pandemia ha messo in moto una collaborazione scientifica globale senza precedenti. Le elezioni americane hanno segnato la fine di un’epoca oscura e dovrebbero consentire di rimettere in moto il sistema degli impegni multilaterali. Per rispondere alla sfida del Covid l’Europa ha varato misure senza precedenti, che possono aprire la strada a una maggiore integrazione. Il faticoso travaglio con il quale l’Italia cerca di partorire il suo piano di ripresa e resilienza rivela anche la debolezza delle nostre strutture amministrative, i divari mai risolti, le priorità sbagliate delle passate scelte pubbliche a cominciare dai tagli alla sanità.
È dunque il momento di riflettere sulle sfide che ci attendono nel 2021.