La crisi mette in luce i difetti storici di questo Paese, dalla resistenza al cambiamento dei modelli culturali all’egoismo prevalente nei comportamenti individuali. Il 2021 potrebbe offrire grandi opportunità, se sapremo coglierle.
di Donato Speroni
Viviamo in un mondo orfano di ideologia che ci sta travolgendo. Qualcuno pensava che fosse un bene essersi lasciate alle spalle le bandiere del Novecento. Invece mentre i nostri nonni lottavano più o meno ingenuamente per un mondo migliore, noi lottiamo disperatamente per tenere vivo quel che abbiamo, ossia non molto di più di ciò che siamo. (...) Viviamo in un'angoscia che inaridisce chiunque dice di reagire contrapponendo al buio la forza delle nostre virtù. È un confinamento interiore più forte di quello esterno impostoci dall'epidemia.
Così dice Marek Halter, scrittore “polacco di nascita, francese d'adozione, sopravvissuto all'Olocausto e al secolo breve con la forza di una salda identità europea” come lo definisce sulla Stampa Francesca Pace, che ha raccolto le sue dichiarazioni all’indomani dei terribili attentati di Parigi, Nizza, Vienna. Ma le sue parole vanno ben al di là della condanna del terrorismo: le ideologie del “secolo breve” erano sbagliate o comunque illusorie, ma che cosa abbiamo noi da opporre alla marea montante dei nuovi estremismi, se non una disperata difesa dell’esistente?
Per i lettori abituali di questi appunti, la risposta è nota, il progetto ce l’abbiamo: vogliamo costruire un mondo sostenibile. C’è un’intera biblioteca, non ultimi “L’utopia sostenibile” di Enrico Giovannini e “Quel mondo diverso”, il suo recentissimo dialogo con Fabrizio Barca, che ci indica che cosa dovremmo fare.
Eppure, non stiamo vincendo la battaglia, il cambiamento è troppo lento. Prendiamo come primo esempio le differenze di genere. Linda Laura Sabbadini, direttrice dell’Istat e coordinatrice del prossimo Women20, il forum internazionale che affiancherà da dicembre il G20 per un anno la presidenza italiana, ha rilasciato un’intervista curata da Andrea De Tommasi alla nostra testata Futuranetwork. Venticinque anni fa Sabbadini era a Pechino, alla quarta Conferenza mondiale sulle donne, e da allora ha guidato gli studi statistici di genere in Italia. La Conferenza di Pechino è ancora una pietra miliare nella storia dell’empowerment femminile, ma i progressi sono stati molto lenti e le prospettive non sono affatto buone.
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