Quello che si sta facendo non basta, dice il Segretario dell’Onu, e le cronache di tutti i giorni lo confermano. In Italia abbiamo concluso uno splendido Festival dello sviluppo sostenibile, ma i nuovi impegni cominciano subito.
di Donato Speroni
Quando pensiamo alle drammatiche conseguenze del cambiamento climatico (anzi della climate emergency se condividiamo il cambio di linguaggio del Guardian), il pensiero va solitamente all’Africa e in particolare alla fascia del Sahel che si sta inaridendo, con drammatici conflitti per l’acqua e migrazioni di massa. Proprio il Guardian però ci segnala la terribile situazione che si sta verificando in India. Mentre a Delhi la temperatura lunedì scorso ha raggiunto i 48 gradi, record senza precedenti, centinaia di villaggi del Rajasthan vengono abbandonati dalla popolazione.
Anche più a sud, vicino a Mumbai, capitale commerciale del Paese, un villaggio dopo l’altro rimane deserto. Si stima che il 90% della popolazione sia fuggita abbandonando al loro destino i malati e più anziani a causa di una crisi idrica che non vede segni di soluzione.
Le ondate di calore stanno diventando più frequenti, senza speranza nei monsoni, avverte l’Hindustan Times. Tra gli effetti, lo spostamento di massa di cittadini facoltosi e turisti verso le località montuose dell’Himalaya, che hanno esaurito la capacità ricettive. Si accentuano anche i fenomeni meteorologici estremi. Lo stesso giornale segnala l’arrivo su Delhi nei prossimi giorni di una tempesta di sabbia dal non vicino Afganistan. E la mancanza di acqua (e forse di adeguata volontà politica) compromette anche gli sforzi del governo per salvare dalla morte il Padre Gange, il grande fiume deificato, diventato una fogna per gli scarichi civili e industriali. [continua a leggere]
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