Si può sconfiggere un nemico, ma non il Pianeta. La tecnologia ci aiuta a vivere in questa crisi e a superarla, ma dobbiamo guardare avanti, costruendo una coesione globale e dando vita, nei governi, nelle amministrazioni e nelle imprese, a “unità di resilienza trasformativa”.
di Donato Speroni
The coronavirus pandemic is a human tragedy of potentially biblical proportions.
Comincia così l’editoriale di Mario Draghi sul Financial Times, uscita pubblica dell’ex presidente della Banca centrale europea, l’uomo che ha salvato l’euro col suo famoso whatever it takes, citato in questi giorni come esempio di coraggio e di leadership in un momento nel quale di coraggio e leadership c’è tanto bisogno. Parlare di “tragedia di proporzioni bibliche” è più corretto, a mio avviso, rispetto alle tante metafore belliche che si sentono riecheggiare sui media. In una guerra si sa chi è il nemico da battere, si fanno sacrifici con uno scopo comune: la vittoria finale. Nei flagelli del Vecchio Testamento (pensiamo alle sette piaghe d’Egitto) c’è una Forza superiore che si abbatte sui popoli. Questa forza può essere l’Altissimo, per altri la Natura che si ribella all’uomo, o l’umanità stessa che ha aperto il vaso di Pandora e non sa più come richiuderlo.
Nelle guerre (e ce ne sono state anche di giuste e necessarie come quella contro il nazismo) o si vince o si perde. In questa lotta alla Pandemia si stanno facendo miracoli, a cominciare dal sacrificio del personale sanitario e dei tanti che si devono esporre per assicurare il funzionamento minimo del sistema economico, con la complessità delle sue filiere, indispensabile alla vita di tutti. Ma siamo di fronte a un evento drammatico e globale, senza precedenti per dimensione e rapidità. Ne usciremo, certamente, ma si comincia a capire che il futuro non sarà quello che la gente fino a ieri si immaginava e che ci sono forze “invisibili” (il virus) che minacciano il genere umano. In realtà, non così invisibili alla scienza, perché tanti esperti, fin dagli avvertimenti del Club di Roma del 1972 sui limiti della crescita, hanno continuato a dircelo. Ma anche gli esperti negli ultimi tempi erano visti con sospetto, considerati parte di una “casta privilegiata” (ricordate il dibattito sulla società della post-verità?).[continua a leggere]
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