L’Agenda 2030 è la traccia per salvare il Pianeta, ma la sua attuazione apre conflitti e colpisce interessi. Per fare un salto di qualità occorre mobilitare i volenterosi e stimolare la voglia di cambiamento.
di Donato Speroni
Pour sauver un paysan, mangez un végan: si può sorridere o indignarsi per lo striscione esibito dai contadini francesi impegnati a difendere la produzione di carne dall’attacco di animalisti e vegani, ma quel che racconta Elisabetta Rosaspina sul Corriere della Sera ci deve comunque far riflettere: un festival vegano cancellato dalla sindaca a Calais per le proteste degli allevatori, incursioni di vegani radicalizzati che a Lilla hanno vandalizzato le vetrine di rosticcerie e salumerie.
Questi scontri potrebbero aggravarsi ed estendersi. Il problema dell’alimentazione sostenibile è uno dei grandi nodi irrisolti del futuro: forse mangeremo insetti o bistecche ricavate in laboratorio, ma è certo che la produzione di carne, che tra l’altro consuma grandi quantità di acqua ed è responsabile di una quota consistente delle emissioni di metano, comporta un danno per il Pianeta e sarà sempre meno sostenibile con l’allargarsi di questo tipo di consumo a popolazioni che finora ne facevano un uso limitato. Nei Paesi più sviluppati le abitudini stanno cambiando, ma la riduzione degli allevamenti creerà problemi economici e sociali difficili da gestire.
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