I numeri della crisi post-Covid
Il 57 % delle organizzazioni ha cambiato o rinnovato la sua strategia e le priorità a seguito della pandemia. Nella maggioranza dei casi lo hanno fatto identificando nuove aree tematiche di intervento (51%) e mettendo in campo specifici progetti legati all'emergenza Covid-19 (61%). Il 60% delle organizzazioni ha iniziato a operare sul fronte pandemia riconvertendo risorse già esistenti, il 58% ha invece mobilitato nuove risorse da privati, tre OSC su quattro hanno infatti avviato una campagna di raccolta fondi straordinaria per Covid-19. Infine solo il 37% è riuscita ad ottenere finanziamenti istituzionali per i progetti dedicati alla pandemia.
Le campagne di raccolta fondi straordinarie non sono riuscite a compensare l’emorragia di donazioni registrata nel 2020. L’81% delle organizzazioni riscontrano infatti un calo della raccolta fondi, per il 41% è diminuita meno del 20%, per il 40% è diminuita più del 20%, solo il 7% è riuscita ad aumentare la raccolta oltre il 10% rispetto ai livelli pre-Covid.
Diversi strumenti di resilienza sono stati messi in campo nella gran parte dei casi per permettere di superare le perdite registrate. Un’organizzazione su tre ha attivato la cassa integrazione straordinaria (FIS), il 40% è riuscito a ottenere bonus e incentivi da decreti Covid, il 33% ha rinunciato a consulenze esterne già programmate e il 12% ha dovuto dilazionare o ritardare il pagamento degli stipendi.
“Non ci siamo mai fermati nel 2020 – commenta Giampaolo Silvestri, segretario generale di AVSI – abbiamo voluto essere anticiclici: abbiamo promosso la ricerca di nuove soluzioni e attività innovative che permettessero di non sospendere i progetti; abbiamo promosso una comunicazione proattiva, insieme a campagne di raccolta fondi che hanno raggiunto nuovi soggetti; abbiamo aumentato la cura della qualità dei progetti promuovendo un modo di lavorare sempre più integrato tra quartier generale e management regionale. E dovremo rilanciare ancora, sia un approccio multistakholder, sia nuove partnership, perché il 2021 non si annuncia meno carico di sfida dell’anno scorso”.
Come ripartire
Ma come pensano le organizzazioni di superare la crisi e quali azioni stanno mettendo in campo per ripartire? Dalle risposte sembra che l’esperienza della pandemia stia accelerando alcuni cambiamenti già in atto nel settore. Le ONG italiane colgono l’occasione per cambiare il modo di realizzare le loro attività tradizionali (63%) e in molti casi cambiano proprio tipologie di attività (23%) cimentandosi su fronti nuovi e/o offrendo nuovi servizi (44%). A cambiare non è solo il “come”, ma anche il “con chi”: oltre un terzo delle organizzazioni dichiara di investire nell’intensificazione o creazione di nuovi partenariati a livello nazionali e internazionale.
Smart working e digitale sono le prime scelte delle organizzazioni per superare la crisi, il 72% dei rispondenti si sta cimentando nella riorganizzazione degli spazi e delle modalità di lavoro premendo sull’acceleratore della trasformazione digitale. Il 58% delle organizzazioni renderà strutturale il lavoro agile oltre il periodo di emergenza Covid-19 e il 41% ha messo in campo l’utilizzo strutturale di strumenti di condivisione del lavoro (Planner/Slack/Teams, ecc...).
Guardando al futuro sembra che in molti avvertano la necessità di rinnovare la pianificazione strategica per i prossimi anni (30%) mantenendo però la propria identità. L’ipotesi di fusioni/incorporazioni tra enti infatti è presa in considerazione solo dal 9 % delle organizzazioni.
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