QUESTA SETTIMANA: I giovani sono pochi, ma non sappiamo valorizzarli
L’Italia non riesce a proteggere i suoi minori, soprattutto nelle periferie e nel Mezzogiorno. Cresce anche il timore per il cambiamento climatico, ma queste priorità non si riflettono nelle scelte politiche.
di Donato Speroni
“Non ci siamo”. Il Rapporto ASviS 2018, presentato il 4 ottobre alla Camera dei Deputati, esordisce con queste parole. Le possiamo ripetere oggi, guardando la scena politica. L’Italia sogna “il cambiamento”. Da dove cominciare se non dai giovani? Due ricerche lanciano l’allarme. Oltre a non avere politiche adeguate per la conciliazione tra famiglia e lavoro, che potrebbero porre un freno al calo delle nascite, non sappiamo valorizzare le nuove generazioni. Proprio in questi giorni, Save the children ha diffuso il suo Atlante dell’infanzia nel quale si ricorda che in Italia 1,2 milioni di minori vivono in povertà assoluta.
Lo spostamento del tema dell’infanzia verso i margini economici, politici e culturali della società italiana corrisponde a un’effettiva concentrazione di bambini nelle zone più periferiche, soprattutto nelle città metropolitane. Ma all'aumento della popolazione più giovane nelle nuove periferie non corrisponde un incremento adeguato dei servizi, mentre la spesa sociale si continua a concentrare generalmente nelle aree centrali dei capoluoghi. Eppure la presenza di tanti bambini nelle periferie metropolitane rappresenta un’opportunità di riscatto e una risorsa concreta per rilanciare i territori.
Di ragazzi emarginati parla anche il volume "Sussidiarietà e... giovani al Sud", pubblicato dalla Fondazione per la Sussidiarietà e curato da Alberto Brugnoli e Paola Garrone. Tra le grandi emergenze segnalate, è messa in evidenza quella educativa.
Secondo i dati presentati, a oggi, circa il 18,4% dei giovani meridionali abbandona precocemente gli studi (contro una media nazionale del 13,8%), mentre la percentuale di laureati universitari (20,7%) è la più bassa di tutta Europa. E, come se non bastasse, chi si laurea tende a emigrare all’estero o in altre zone del Paese: negli ultimi 15 anni, delle circa 700mila persone che hanno lasciato il Meridione, poco meno di 200mila erano laureate.
Per cambiare si dovrebbe investire sull’innovazione e sulla scuola. [continua a leggere]
|