L’inquinamento è letale, come e più del Covid, anche nelle aree urbane della Valle padana, in cima alle classifiche europee. È solo una delle grandi sfide per i sindaci, perché nelle metropoli dopo la pandemia cambierà tutto.
di Donato Speroni
“Contro l’inquinamento, mettetevi qualche goccia di olio di senape nel naso”. Questo consiglio, riferisce l’India Times, è stato diffuso in un video dal direttore generale aggiunto dell’India meteorological department Anand Sharma. Delhi è in una situazione disastrosa: finora ha registrato oltre seimila morti per la pandemia, ma oltre 24mila nel primo semestre per l’air pollution. La situazione è così grave da meritare aggiornamenti quotidiani sui giornali, come i nostri media fanno per il Covid. E così il mustard oil, antico rimedio ayurvedico, è ritornato d’attualità.
Ovviamente si raccomanda anche di usare la mascherina. Del resto, molte fonti (riportate anche in questo articolo su futuranetwork.eu) confermano l’esistenza di un nesso tra le particelle che compongono l’inquinamento atmosferico e le goccioline che portano il virus. Dobbiamo dunque preoccuparci maggiormente della situazione atmosferica delle nostre aree urbane. Soprattutto nel Nord Italia: è uscito da poco un rapporto della Alleanza europea per la salute pubblica (Epha, European public health alliance) che analizza il costo pro capite dell’inquinamento nelle grandi città dell’Unione. Il dato, come spiega un video della Stampa, si basa
sul valore monetario di morte prematura, cure mediche, giornate lavorative perse e altre spese sanitarie causate dai tre inquinanti atmosferici più pericolosi: particolato, ozono e biossido di azoto.
Ebbene, il costo medio nelle città europee è di 1.276 euro all’anno per ciascun residente, ma ce ne sono almeno dieci che superano ampiamente questo valore. Al primo posto c’è Bucarest con oltre 3mila euro, ma al secondo c’è Milano, con 2.843 e nella top ten ci sono anche Padova (2.455), Venezia e Brescia (2.106), Torino (2.076). Cinquina dell’Italia, cinque su dieci.
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