QUESTA SETTIMANA: Una strategia contro il consumo eccessivo di risorse
L’anticipo dell’Earth overshoot day è un nuovo segnale del fatto che l’umanità non è su un sentiero di sviluppo sostenibile. Riuscirà a cambiare rotta o delegherà questo compito ai cyborg?
di Donato Speroni
Arrivato lucidamente, venerdì scorso, alla rispettabile età di cent’anni, James Lovelockci annuncia che l’Antropocene potrebbe finire presto, per far posto a una nuova era detta Novacene. Biologo, fisico, chimico, lo scienziato Lovelock è conosciuto soprattutto per la teoria di Gaia, una visione della Terra come un unico sistema che si autoregola: una teoria inizialmente snobbata come fantascientifica, ma sempre più presa in considerazione oggi, quando si affronta il problema della complessità e delle interazioni nelle scelte che incidono sul futuro del Pianeta.
Con il giornalista Bryan Appleyard, Lovelock per festeggiare il suo centesimo compleanno ha scritto “Novacene: The Coming Age of Hyperintelligence” nel quale si spiega che l’umanità non è in grado di far fronte ai problemi che le derivano dalla responsabilità di una gestione complessiva della Terra (caratteristica appunto dell’Antropocene) e che presto dovrà lasciare questo compito a una nuova razza, nata dall’innesto dell’Intelligenza artificiale su corpi umani: cyborg in grado di pensare centinaia di volte più rapidamente dell’uomo. La razza umana come noi la conosciamo comunque non scomparirà, ma may be relegated to the status of pets and play-things, sarà relegata al ruolo di animali da compagnia per i superesseri del futuro.
Non è la prima volta che uno studioso ci parla di una prossima epoca nella quale “le macchine” prenderanno il controllo risolvendo i problemi che l’uomo non è stato in grado di affrontare: si pensi alla Teoria della singolarità di Raymond Kurzweil che profetizza questa svolta già dal 2045. È importante prendere sul serio queste ipotesi stimolando gli studi sul futuro, ed è quanto l’ASviS intende fare con il progetto “Oltre il 2030” annunciato al Terzo incontro nazionale dei futuristi italiani, durante il Festival dello sviluppo sostenibile.
È ovvio che il futuro profetizzato da Lovelock non ci piace, ma per evitarlo dobbiamo dimostrare che il genere umano è all’altezza della sfida della sostenibilità. [Continua a leggere]
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