QUESTA SETTIMANA: Il puzzle cinese e il rebus delle migrazioni
Il comportamento di alcuni Paesi occidentali mette in dubbio l’effettiva volontà di rispettare gli impegni dell’Agenda 2030. La Cina, tra affermazioni ambientaliste e centrali a carbone, mostra un doppio volto.
di Donato Speroni
Cominciamo dalla notizia positiva. Nei giorni scorsi a Pechino è stato firmato un memorandum of understanding tra Sdsn (il network mondiale sotto l’egida dell’Onu creato per promuovere soluzioni pratiche alla sfida della sostenibilità), la grande università Tsinghua ed Eco Forum Global, una piattaforma non profit che ogni anno organizza in Cina una conferenza sulla sostenibilità. L’accordo mira “alla messa a punto di una classificazione di corretto comportamento ecologico per i Paesi coinvolti nella Belt and Road”, l’iniziativa che in italiano chiamiamo Via della seta. Sappiamo che il grande progetto cinese raggiungerà l’Europa via mare e via terra, attraverso nuove infrastrutture, ma se guardiamo la descrizione originale vediamo che nella concezione cinese la Via della seta raggiungerà ben 90 Paesi, articolandosi in tanti flussi fino al Kenya e all’Uruguay. Con questo memorandum apprendiamo che il presidente cinese Xi Jinping non vuole esportare solo merci e servizi, ma anche rispetto per l’ambiente. [continua a leggere]
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