QUESTA SETTIMANA: Che succede se l’Europa entro 10 anni smette di crescere?
Un incontro a Bruxelles pone il problema dei limiti della crescita così come l’abbiamo intesa finora. Su questi temi, la società civile è molto più avanti della politica. Iniziative mondiali per “fare rete”.
di Donato Speroni
Non stiamo parlando di “decrescita felice”, ma di un uso più giusto delle risorse del Pianeta, che sono necessariamente limitate. Che poi la nuova situazione sia felice o no, dipenderà da come sapremo affrontarla. La notizia dalla quale traggo spunto per questa riflessione è la Post Growth 2018 Conference che si è tenuta a Bruxelles il 18 e 19, con la partecipazione di docenti universitari, scienziati e politici. Il tema è spiegato in una lettera a firma di 248 accademici pubblicata dal Guardian.
Nei 70 anni passati, la crescita del Pil è stata l’obiettivo economico primario delle nazioni europee. Ma insieme alla crescita delle nostre economie sono cresciuti gli impatti negativi sull’ambiente. Stiamo superando le dimensioni dello spazio operativo sicuro dell’umanità sul Pianeta, e non ci sono segnali del fatto che l’attività economica si possa svincolare dall’uso delle risorse e dalla produzione di inquinamento in una scala che si avvicini a quanto sarebbe necessario. Oggi la soluzione dei problemi sociali in Europa non richiede più crescita, ma una più giusta distribuzione dei redditi e delle ricchezze di cui già disponiamo.
La crescita economica sta anche diventando più difficile, a causa del declino dei guadagni di produttività, della saturazione dei mercati e del degrado ecologico. Se le attuali tendenze continueranno, potremmo arrivare a una situazione di crescita zero in Europa entro un decennio. Attualmente si sta cercando di rispondere accentuando la crescita attraverso un maggior debito pubblico, l’accantonamento delle regolamentazioni ambientali, l’aumento delle ore di lavoro e il taglio delle tutele sociali. Questa ricerca della crescita a tutti i costi divide le società, crea instabilità economica, mette a rischio la democrazia.
La lettera prosegue segnalando che di fronte alla sordità dei politici si può invece riscontrare una crescente mobilitazione della società civile e conclude con una serie di proposte.
Il prossimo 17 e 18 ottobre il Club di Roma festeggerà i suoi 50 anni, con l’ASviS come partner dell’evento e la partecipazione del portavoce Enrico Giovannini. [Continua a leggere]
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