Piantare miliardi di alberi può fermare il cambiamento climatico?

21.10.2021 11:47
Le prospettive demografiche dell’Italia al 2050 e il contributo degli anziani, democratizzare i futuri, i forum di ASviS e Ansa, la salute mentale dei giovani, il rapporto tra esseri umani e macchine.

L’idea che gli alberi possano aiutare a limitare il riscaldamento globale è sancita dall’accordo di Parigi sul clima del 2015, con la maggior parte dei Paesi che include l’espansione delle foreste come parte dei propri piani per ridurre le emissioni. Di recente il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, scienziato di fama internazionale, ha dichiarato che nel mondo abbiamo bisogno di piantare mille miliardi di alberi: “Non è una quota enorme: se la dividiamo per gli abitanti dei diversi Paesi, all'Italia ad esempio toccherebbe piantarne due miliardi”. Sebbene alcune ricerche confermino la validità di questo audace obiettivo di azione per il clima, la questione resta aperta. Diversi scienziati avvertono che ridurre le emissioni di combustibili fossili è molto più importante per combattere i cambiamenti climatici. Un obiettivo più utile, dicono, è preservare le foreste che già abbiamo. Il focus di Flavio Natale affronta l’argomento.
L’evento “Giovani e anziani nell’Italia del 2050”, organizzato da Futura network nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile, ha restituito il quadro di un Paese che invecchia e rischia di subire gravi squilibri economici e sociali. Donato Speroni propone una riflessione sulle linee di azione emerse dal convegno per generare un vero cambiamento. Qui, invece, la relazione del demografo Alessandro Rosina, incentrata tra l’altro sulle tappe del declino demografico, la sfida della lunga vita attiva e il contributo dell’occupazione femminile.
Dalle imprese alle infrastrutture, dal cibo alla mobilità: si è chiusa la seconda edizione di Voci sul futuro, i forum realizzati da ASviS e Ansa sul mondo che verrà. Per chi non li avesse seguiti, vi riproponiamo le registrazioni dei sei appuntamenti. Spazio, poi, al nuovo numero della rivista Futuri, dedicato a come costruire una visione di futuro democratica e inclusiva.
Sul blog U-Young, curato dai giovani dell’Unicef, il post di Chiara Zito richiama l’attenzione sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti in Europa e nel mondo, messa duramente alla prova dalla pandemia. Ma il quadro era già serio prima dell’era Covid, come dimostra un rapporto dell’organizzazione. Il tema sarà al centro del nuovo Activate Talk dell’Unicef, dal titolo "Il mondo dentro di me. Benessere psicosociale e salute mentale raccontati dagli adolescenti", che si terrà in forma digitale il 4 novembre. Infine, per la rubrica Il futuro visto da ieri, un articolo dello scrittore Rinaldo De Benedetti, pubblicato nel 1948 sulla rivista scientifica Sapere, esplora il contributo delle macchine al sollievo della fatica umana.

a cura di Andrea De Tommasi
 
Focus

Piantare mille miliardi di alberi: si può fare? E sarebbe risolutivo?

La dichiarazione del neurobiologo vegetale Stefano Mancuso ha riaperto il dibattito sulle potenzialità della riforestazione. Piantumare fa bene a noi e al Pianeta, ma l’obiettivo dei mille miliardi potrebbe essere irraggiungibile. Non bisogna però ricadere nel “benaltrismo”.
di Flavio Natale [Continua a leggere]

 
Interventi e interviste
Le prospettive demografiche dell’Italia di metà secolo

La relazione del demografo Alessandro Rosina all’incontro promosso da Futura network. Per la prima volta quest’anno si registreranno meno di 400mila nascite e il Paese si avvia a un’età mediana superiore ai 50 anni.
[Leggi la relazione]

Portiamo all’attenzione politica la riflessione sull’Italia del 2050

La tendenza a un’Italia più vecchia, meno popolata e più povera deve essere corretta con una vasta gamma di interventi. Necessario anche ripensare il ruolo degli anziani, perché continuino a contribuire al bene comune.
di Donato Speroni
[Leggi l'intervento]

 
Notizie
Democratizzare lo spazio pubblico nel nuovo numero di Futuri

Come costruire visioni inclusive del futuro? In che modo coinvolgere i gruppi sociali che ad ora restano esclusi? Queste alcune domande contenute nella rivista dell’Italian institute for the future.
di Andrea De Tommasi
[Leggi la notizia]

 

Rivedi gli incontri di "Voci sul futuro"

Quale sarà il futuro delle infrastrutture e della mobilità, dell’accessibilità, del cibo, della scuola? Sono solo alcuni al centro dei sei Forum, recentemente conclusi, a cura dell’Agenzia Ansa e dall’ASviS in collaborazione con Wind Tre, per parlare di futuro e sostenibilità.
Durante ogni puntata, trasmessa nel corso del Festival dello sviluppo sostenibile, un giornalista dell'Ansa e, alternandosi, uno dei presidenti dell’ASviS, Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, hanno approfondito con gli ospiti vari aspetti dei sistemi socioeconomici, alla luce degli impatti della pandemia, per comprendere le sfide che ci aspettano e contribuire a scegliere il futuro migliore tra i tanti possibili.
[Rivedi gli incontri]

 
Blog

Il mondo dentro. Quanto conta il nostro benessere?

Secondo un rapporto dell'Unicef, il suicidio è la prima causa di morte tra i giovani europei tra i 15 e i 19 anni; la quarta in tutto il mondo. Ancora poca attenzione al benessere psicosociale e alla salute mentale dei ragazzi e delle ragazze.
di Chiara Zito
[Leggi il blog U-Young]

 
 
 
Il futuro visto da ieri

Come, grazie alla macchina, il lavoro diventa divertimento

Lo scrittore Rinaldo De Benedetti, in un articolo pubblicato nel 1948 sulla rivista Sapere, esplora il contributo delle macchine al sollievo della fatica umana. Tratto dagli archivi della rivistaattualmente pubblicata da Edizioni Dedalo.

 
Voci dal futuro
di Flavio Natale
  • Da ransomware a killware. Alejandro Mayorkas, segretario alla sicurezza interna statunitense, ha avvertito, in un’intervista rilasciata a Usa Today, che il prossimo attacco informatico potrebbe “uccidere delle persone”, passando dai classici ransomware (malware che limitano l'accesso del dispositivo, richiedendo un riscatto da pagare per rimuovere la limitazione), al “killware”. Mayorkas ha osservato, ad esempio, che l'attacco ransomware alla Colonial Pipeline non aveva un fine economico, ma era stato concepito “per fare del male”. L’hacking aveva come obiettivo la contaminazione di gran parte dell'approvvigionamento idrico di Oldsmar, in Florida, aumentando la quantità di idrossido di sodio di 100 volte: una percentuale, se non diluita, letale.
  • Persi nelle città. “Secondo i dati dei cellulari di oltre 14mila persone, gli esseri umani non calcolano il percorso più breve per attraversare le strade della propria città. Il motivo è semplice: il nostro cervello vuole che proseguiamo nella direzione in cui stiamo andando, anche se non è la più efficiente”. La scoperta, rivelata da un team internazionale di ricerca guidato dal Mit, non riguarda solo la nostra natura di esseri abitudinari, ma anche la tendenza a scegliere strade che non implichino svolte. “Piuttosto che selezionare il percorso più breve, i pedoni hanno scelto di percorrere la via che permette loro di arrivare direttamente alla destinazione, anche se deviare li avrebbe portati lì più rapidamente”. Le ragioni? Varie, tra cui eludere i pericoli: “30mila anni fa evitavamo un leone, ora, un Suv”, ha commentato Carlo Ratti, architetto e ingegnere del Mit e del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).
  • La trappola artica. “L'Artico potrebbe non essere più un rifugio per gli animali migratori”, si legge su ScienceAlert. Gli scienziati temono infatti che il cambiamento climatico e il degrado ambientale abbiano trasformato il viaggio annuale di numerose specie in una trappola ecologica. Una volta raggiunta la loro destinazione, molti animali muoiono di fame, vengono cacciati o soffrono di malattie a un tasso più elevato di prima. “Questi risultati sono allarmanti”, ha commentato Vojtěch Kubelk, ecologo evoluzionista presso l'Università di Bath nel Regno Unito. “Abbiamo vissuto con l'idea che le terre del nord rappresentino porti sicuri per gli animali migratori”. La mancanza di cibo, ad esempio, sembra derivare da un disallineamento stagionale tra il momento in cui un animale arriva nel nord e quello in cui è disponibile la sua principale fonte di nutrimento.
 
Il progetto FUTURAnetwork.eu nasce su iniziativa dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), per rispondere all'esigenza di orientare le scelte di oggi, comprese quelle volte a “far ripartire” il Paese dopo la crisi da COVID-19.

La scelta del nome sta a rappresentare sia la molteplicità dei futuri possibili (“futura”, plurale della parola latina “futurum”), sia l’intenzione di valorizzare in modo non episodico le tante esperienze e competenze esistenti, anche nel nostro Paese. Per questo, FUTURA network è realizzato in collaborazione con enti e associazioni che riuniscono studiosi di futuro, con reti di ricercatori ed esperti delle diverse materie, con il supporto della Fondazione Unipolis e di altri partner.

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