IGIABA SCEGO SULLA GIORNATA DELLA MEMORIA
Diciamo sempre che dobbiamo ricordare per non ripetere più le cose nefaste che sono successe nel passato, per non ripetere più la Shoah, ma anche il genocidio dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti, il colonialismo, che è stato - per quanto riguarda l'Italia - sia fascista che liberale, quindi Ottocentesco. Quindi certo, dobbiamo ricordare, ma dobbiamo anche cominciare a rendere questa memoria azione, azione per le giovani generazioni, ricordando e cercando anche di passare un modo in cui le discriminazioni e l'odio non diventi anche per le giovani generazioni una pratica quotidiana.
Ecco perché serve ricordare: perché in qualche modo possiamo non ripetere.
Purtroppo siamo in una fase storica in cui non soltanto stiamo ripetendo gli errori del passato ma siamo esacerbando gli animi in modo catastrofico, è un momento in cui il razzismo di qualsiasi matrice va di moda - basta pensare al ritorno dell'antisemitismo, che si sperava fosse stato sepolto nel novecento, e invece no, riesce fuori. Pensiamo all'afrofobia, pensiamo alle discriminazioni che soffrono le persone che hanno discendenza asiatica.
Insomma, viviamo in un momento di grande affanno.
Però, proprio in questo momento di grande affanno che dobbiamo lavorare a 360 gradi: io sono un'artista, e penso che l'arte possa aiutare molto a creare empatia, perché quello che sta mancando è l'empatia.
Le persone pensano al proprio quotidiano, alle proprie crisi, ai propri problemi, che sono anche enormi, però preferiscono la via facile, la strategia del capro espiatorio: "se sto male è colpa dei Neri" "è colpa degli ebrei" "è colpa dei cinesi" "è colpa dei gay" "è colpa delle donne".
Allora noi dobbiamo arrivare a quelle persone, alle persone disilluse e stanche che si fanno acchiappare più facilmente dalle campagne dell'odio e dai pifferai malefici che spargono odio tutti i giorni. Dobbiamo arrivare a loro e arrivare con delle storie che possano creare empatia, arrivare ai loro nuclei familiare, cominciare a lavorare sull'umano, sulla persona singola, è questa è una cosa che possiamo fare attraverso l'arte.
Poi c'è un'altra cosa fondamentale che dobbiamo fare: soprattutto nelle scuole bisogna cercare di allargare lo sguardo a un curriculum scolastico dove non si guarda solo all'ombelico, soltanto all'Italia, ma a un'Italia centro di una rete globale, al centro del Mediterraneo, al centro delle relazioni con gli altri, belle o brutte che siano state.
Attraversare la storia degli altri da un punto di vista italiano, ma pensando che l'Italia non è chiusa in se stessa ma è una penisola che sta in mezzo al mare, quindi tutto quello che studiamo deve avere una vocazione internazionale e una vocazione globale.
Questo è fondamentale, bisognerebbe mettere la pluralità che abbiamo nel presente nelle redazioni dei giornali, tra i docenti universitari, i professori di scuola. Bisogna mischiarsi il più possibile in ogni ambito dell'istruzione e della comunicazione, nella nostra vita quotidiana. Anche così secondo me la memoria potrà essere memoria attiva.
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