Dal codice di autoregolamentazione di Marco Minniti al bando dai porti italiani, la campagna di criminalizzazione nei confronti delle ONG che operano nel Mediterraneo è una delle cose che accomuna i governi Gentiloni e Conte. Dal ruolo di comparse a quello di attori protagonisti il passo è stato breve: in pochi mesi gli operatori delle ONG sono diventati la ragione di tutti i probleminella gestione dei flussi migratori o, a seconda, gli unici eroi cui stia a cuore la vita delle persone che tentano di attraversare il Mediterraneo in cerca di una vita migliore in Europa. Una centralità invisa agli stessi operatori umanitari, che peraltro non costituiscono un unico “blocco”, ma rispondono a organizzazioni diverse e talvolta distanti per orientamento, costituzione, riferimenti politici o culturali. Quello che è accaduto in queste settimane, infatti, è solo la naturale prosecuzione di una campagna cominciata tempo addietro, che ha portato, nei fatti, all’estromissione delle ONG dall’attività di pattugliamento del mare, con poche ostinate eccezioni.