Un racconto di Elide Taviani dedicato a Luis Sepùlveda - Partigiano delle Ande in prossimità del 25 Aprile

20.04.2020 11:25

Desidero dedicare il prossimo 25 aprile a Luis Sepúlveda, partigiano delle Ande, morto qualche giorno fa a causa del COVID.

Desidero farlo con un breve racconto che ho scritto qualche tempo fa, ispirata da una delle sue "Storie ribelli".

elide

 

21 anni
 
 
... si compiono una volta sola.
 
Come tutti gli anni, del resto.
 
Ma per i 21 era un compleanno speciale, la maggiore età.
 
Li ho compiuti in un luogo incredibile: un villaggio nel sud del sud, un luogo che, come disse una volta mia figlia, conosciamo soltanto noi, Curanilahue.
 
Una miriade di catapecchie, arrampicate lungo i cerros sulle pendici delle Ande, congiunte da sentieri sterrati che salivano dritti e scivolavano giù fango e qualche baracca ad ogni pioggia.
 
Il piccolo centro pianeggiante era attraversato dalla ferrovia.
 
Due volte al giorno passava un trenino, più trenino del Merklin che avevamo da bambini, sbuffava fumo di carbone che spargeva dappertutto; non c’era oggetto o pianta che non fosse ricoperto da una sottilissima polvere nera.
 
Di carbone era anche la miniera, destino e condanna per quasi tutti gli uomini del posto, un carbone scadente che stava già per esaurirsi.
 
Quel giorno di fine agosto per me era un giorno speciale. Maria saltellava intorno, con quello stile stupendo da cavalletta che hanno certe bimbe intorno ai tre anni, annunciandomi la sorpresa di una torta che doveva essere un segreto.
 
Del menù, oltre alla torta, non ho memoria; ricordo però che per l’occasione fu tirata fuori una delle ultime scorte di carne di quei giorni difficili.
 
Quindici giorni dopo il golpe.
 
La paura divenne terrore
 
rabbia
 
fughe.
 
Di notte l’eco degli spari
 
di giorno il volo basso degli aerei.
 
Gli arresti
 
le perquisizioni
 
i primi desaparecidos
 
i morti.
 
Quell’11 settembre “ Johny prese il fucile”, ha scritto Sepulveda, lo fece nello strenuo tentativo di difendere il compagno Presidente, fu ferito e poi preso verso le due del pomeriggio.
 
Nel gelo dei due giorni successivi, mentre noi tenevamo il fiato sospeso, appesi alle radio straniere, scrutando strani movimenti sul cerro del cimitero, dove non seppi mai se si fossero accampati militari o resistenti, nei pressi di Santiago Johny veniva massacrato.
 
Le sue ossa sono poi state ritrovate
 
insieme ad altre
 
a pezzi
 
anche minuscoli.
 
Il 13 settembre a Curanilahue arrivarono i militari dal nord del paese e i Carabineros locali uscirono dalla caserma dove si erano asserragliati.
 
Anche da noi le mitragliette puntate
 
gli arresti
 
le uccisioni
 
le torture.
 
Quel giorno Johny, stremato, morì.
 
Aveva appena compiuto 21 anni.
 
Anch’io avevo 21 anni
 
appena compiuti
 
finché avrò anni voglio ricordare
 
e non smettere mai di raccontare.

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