La gente, in America, in Europa, in Italia, non vuole dubbi con la prima colazione. Il pubblico ama lo status quo. Vuole sentirsi dire che tutto è più o meno ok. La gente lavora tantissimo, in America. Si ammazza di lavoro. Non credo abbia tempo e voglia di pensare alla politica, all’ambiente, alla big picture. Non ha tempo e voglia di controllare le notizie. Ha bisogno di cose semplici e accessibili, la mente è affaticata dalla durezza della vita quotidiana.
Non è un politologo che parla, ma l’attrice Scarlett Johansson, in una intervista di Beppe Severgnini che il giornalista ha raccontato sul Corriere della Sera a dodici anni di distanza. In quelle semplici frasi si rivela il germe della polarizzazione che ha avvelenato la politica americana e che ora minaccia anche l’Europa. Troppa gente è arroccata sulle sue convinzioni, riceve informazioni che la confermano nelle proprie idee (i social funzionano proprio così), ha poca voglia di confrontarsi con le tesi degli altri. Del resto, anche in televisione ogni politico compare da solo, con interlocutori più o meno a lui graditi (comunque con diritto di veto su quelli più sgraditi) e senza confronto diretto come avveniva nelle vecchie “Tribune politiche”.
La situazione attuale è anche peggiorata rispetto a quella descritta dalla Johansson nel 2010: pandemia, incertezze dovute alla guerra, crisi economica, impoverimento della classe media, accentuano la sfiducia e la voglia di arroccarsi. Molti non vanno a votare, o se votano lo fanno guardando al proprio interesse immediato, accarezzati in questo orientamento anche dai discorsi di gran parte dei politici.
Un dramma che minaccia le democrazie e il mondo. Per descrivere la situazione, il filosofo americano Noam Chomsky usa addirittura la metafora della rana bollita. Come l’animale che non reagisce se l’acqua nella pentola si riscalda gradualmente, così l’umanità è incapace di fare scelte adeguate per rispondere al graduale deterioramento del contesto globale.